Mutilazioni genitali femminili , su thes. Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, definisce come mutilazione genitale femminile “tutte quelle procedure che comprendono la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre lesioni agli organi genitali femminili per ragioni non mediche”.
In alcune culture esiste una teoria prevalente secondo la quale i genitali femminili possono crescere durante lo sviluppo, come accade per i genitali maschili. Da ciò può risultare una situazione imbarazzante in cui la clitoride giunga a pendere fra le gambe come il pene maschile. In molte culture, infatti, la sessualità femminile è vista come portatrice di malattie e infezioni, per questo si trova indispensabile agire in maniera così estrema.
Un’altra falsa credenza per cui viene praticata la mutilazione genitale femminile è quella di favorire la fertilità della donna e la salute del nascituro. Eppure, le mutilazioni genitali femminili ci camminano letteralmente accanto: con le migrazioni e la globalizzazione, anche in Italia vivono donne che sono state sottoposte a tagli rituali dei genitali , da ragazzine o perfino da bambine: le stime parlano di almeno 35mila nel nostro Paese, nel mondo i numeri sono da capogiro. L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce le mutilazioni genitali femminili (MGF) come “forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili , effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche”.
Le mutilazioni genitali femminili non presentano alcun vantaggio per la salute e ledono le bambine e le donne in molti modi. Al momento del parto, il bambino deve attraversare una parte di tessuto cicatriziale, poco elastico a causa delle mutilazioni. In alcuni casi, le mutilazioni genitali femminili possono portare alla morte della donna.
Questa pratica prevalente in Africa sub-sahariana, presente anche nei paesi di religione islamica e di cui sono vittime donne e bambine, ha nefasti risvolti fisici e psicologici. La mutilazione genitale femminile comprende varie tipologie di pratiche escissorie dei genitali. Nelle lezioni sulla salute sessuale femminile (e maschile) e sulla prevenzione primaria delle violenze contro le donne, che faccio anche nei Centri di accoglienza (Cas) alle donne (e uomini) immigrate, parlo anche delle mutilazioni genitali femminili , e spiego che all’ospedale di Firenze fanno anche la de-infibulazione, un intervento per.
Dato che la mutilazione genitale femminile è una forma di violenza di genere, non possiamo contrastarle in modo isolato rispetto alle altre forme di violenza contro le donne e le ragazze o ad altre pratiche nocive come i matrimoni precoci o forzati. Anche in Guinea, in Eritrea e in Sudan, le percentuali sono molto alte. Le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili sono diverse. Le ragazze attendono insieme.
Molti genitori portano le figlie dai luoghi più sperduti. Domande e risposte di un fenomeno che coinvolge oltre 2milioni di donne, di cui milioni sono bambine con meno di anni di età. Amref è impegnata nelle comunità per fermare la triste pratica del taglio, che ha ripercussioni fisiche e sociali.
Inoltre la tradizione che avvalla le mutilazioni genitali femminili ritiene che la clitoride sarebbe un pericolo al momento del parto per il neonato e per l’uomo al momento del rapporto sessuale. Vengono addotte anche motivazioni “emiche” di pulizia: si ritiene infatti che gli organi genitali femminili siano intrinsecamente sporchi. Si conoscono vari tipi di mutilazioni genitali femminili con diversi livelli di gravità, di cui la più radicale è comunemente chiamata infibulazione. Anche se, continua, la religione in realtà non impone questo tipo di mutilazione nei confronti delle donne.
Pratica (tradizionale): il termine va inteso come ‘pratica MGF’ nelle sue diverse tipologie. Storia delle mutilazioni genitali femminili. Traduzioni in contesto per le mutilazioni genitali femminili in italiano-inglese da Reverso Context: È stato approvato in Spagna il primo protocollo sanitario nazionale contro le mutilazioni genitali femminili. Allo stesso tempo, sono un argomento che ci riguarda come società scientifica.
Presa di posizione della rete. Parlare di mutilazioni genitali femminili ha suscitato inizialmente diffidenza e chiusura, sia perché ogni tema relativo alla sessualità è spesso considerato tabù, sia perché per molte donne e uomini era la prima volta che si metteva in dubbio una pratica che fa parte della loro ‘tradizione’”, dichiara Beatrice Costa, Responsabile. Tra le urla di mia nonna e delle donne che stavano assistendo al rito, siamo riuscite a fuggire e, per mia fortuna, tutto ciò che mi rimane di quei terribili momenti è questo”.
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